Giornate storiche. Che qualcuno vorrebbe dimenticare.

Giornate storiche. Che qualcuno vorrebbe dimenticare.

“There cannot be mental atrophy in any person who continues to observe, to remember what he observes, and to seek answers for his unceasing hows and whys about things.” – A. Bell

Fermatevi un secondo. Chiudete gli occhi. Mettetevi per un attimo nei panni di Joel Stanley Engel. Corre l’anno 1973, siete a capo dei Bell Laboratories. Immaginate. Nel curriculum vantate parecchi successi, tra i quali la collaborazione alla progettazione dei sistemi di guida della navicella Apollo.

Sono passati quasi cento anni dalla prima telefonata della storia (era il 1876 quando Alexander Graham Bell disse al suo assistente le prime parole attraverso un telefono: “Mr. Watson — Come here — I want to see you.”) e vi state occupando di un colossale progetto: costruire un telefono senza fili, per liberarlo da quel cavo che lo rende così “statico”, così fisso, così poco pratico.

Non esistono ancora nemmeno i cordless, ma voi puntate molto più in alto, volete diventi possibile raggiungere qualunque persona, in ogni angolo di ogni città. Volete dare la possibilità di telefonare da qualunque punto della casa, dalla strada, da ogni luogo pubblico, usando un dispositivo personale: intendete rivoluzionare il concetto di telefonia, volete un numero di telefono che non identifichi più un luogo specifico, ma che si riferisca ad una persona. Una persona, ovunque essa sia.

Sono più di 130 anni che è possibile comunicare a lunga distanza, prima con il telegrafo e poi con il telefono, ma il limite è ancora quello: serve un cavo. I due terminali devono essere “fisicamente” collegati. Non esiste mobilità. Il compito è complesso, le sfide sono tante, troppe. I precedenti tentativi, come il telefono veicolare, non hanno avuto il successo sperato. Manca la tecnologia per costruire un terminale leggero, manca una rete a cui appoggiarsi, ma l’interesse è grande, gli investimenti effettuati sono importanti, e l’attenzione dei media è massima.

3 Aprile, un giorno come un altro. Vi svegliate e andate in ufficio per svolgere le vostre ordinarie mansioni. In un remoto angolino della vostra testa state pensando a quella conferenza che il vostro principale concorrente, Motorola, ha indetto per quello stesso giorno all’Hotel Hilton di New York, per presentare chissà quale nuova scoperta. “Sarà solo un altro piccolo passo in avanti”, pensate.

Poi vi squilla il telefono. Rispondete. Una voce: “Hi, Joel, it’s Marty, Marty Cooper. You remember me.”. Si, si, ve lo ricordate, capite subito chi stia parlando: è quel Marty Cooper che, alle dipendenze di John Mitchell, sta lavorando per Motorola ad un progetto simile a quello a cui dedicate le vostre giornate. La voce, poi, continua: “And I’m calling you from a cell phone, but a real cell phone, a personal, hand-held portable cell phone.”. Il cuore vi va a mille. Non riuscite più a parlare.

(Marty Cooper, nel 2007, con il prototipo DynaTAC originale. credits)

La persona dall’altro lato si ricorderà quel vostro silenzio per tutta la vita.

Non era uno scherzo. In quel 3 Aprile 1973, da una strada di Manhattan, tra gli occhi increduli dei passanti, Marty Cooper ha effettuato la prima telefonata della storia da un terminale mobile. Ha chiamato il suo concorrente, Joel Engel, per fargli sapere che aveva perso la sfida: non era riuscito ad arrivare primo.

La strada era ancora molto lunga e tortuosa. Quella telefonata era partita da un prototipo DynaTAC (Dynamic Adaptive Total Area Coverage): pesava 1200 grammi, era lungo 25 centimetri e la sua batteria gli garantiva un’autonomia, in telefonata, di 20 minuti. Dopo i quali doveva stare sotto carica per 10 ore. Cooper ribadì più volte scherzosamente che l’autonomia non era un problema, perchè quel telefono era così scomodo che nessuno avrebbe potuto tenerlo in mano per più di 20 minuti.

Ci vollero altri 10 anni per perfezionare la tecnologia e superare i vincoli normativi, ma nel 1983 vennero messi in commercio i primi telefoni cellulari. Era iniziata quella corsa che continua ancora oggi. Da quel momento, l’innovazione è stata continua, sempre più veloce.

Il resto della storia, lo conoscete.

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