iliad: dov’è veramente la rivoluzione?
A due mesi dal lancio in Italia di iliad, il nuovo operatore di telefonia mobile lowcost, l’hashtag #Rivoluzioneiliad continua a rompere le palle ad essere in testa al mio feed Twitter, con una strategia di comunicazione completamente incentrata sulla parola rivoluzione.
Ma c’è veramente una rivoluzione in atto? E se si, in cosa, precisamente? Vi siete fatti questa domanda?
Io si.
No, la rivoluzione non è nel prezzo. Certo, 6.99 €/mese per 40 GB di traffico con illimitati minuti ed SMS non sono male, ma la telefonia mobile in Italia era già da prima molto economica se comparata ai paesi vicini: provate voi ad andare in Inghilterra con 30 €/mese in mano a pretendere un iPhone.
Quindi, in cosa iliad è radicalmente diversa da Tre, Vodafone, Wind e Tim?
In famiglia era arrivato il momento di aggiornare tutti i contratti di telefonia, parliamo di famiglia estesa e 10 SIM in quattro nazioni, perciò ho dovuto studiare le offerte di ogni compagnia di rilievo nei paesi coinvolti.
E ho subito capito: in Italia iliad è diversa nella flessibilità, nella chiarezza, nell’onestà.
I “vecchi” operatori continuano imperterriti a nascondere tariffe in ogni angolo e sostanzialmente a prendere in giro i propri clienti: un esempio eclatante lo abbiamo visto due anni fa, quando un reparto marketing di qualcuno dei grandi ha deciso che accorciare il periodo di offerta da un mese a 28 giorni (di fatto introducendo una tredicesima mensilità da pagare) era più elegante che comunicare un aumento dei prezzi, e tutti gli altri lo hanno seguito. Semplice e diabolicamente geniale: aggiungere un mese sotto i piedi dei clienti, per aumentare le tariffe in modo coatto.
Non iniziamo nemmeno a parlare delle rimodulazioni (leggi: aumenti) unilaterali. Si, vero, si può recedere senza costi quando accadono, ma se ce n’è una ogni sei mesi e tutti gli operatori le propongono contemporaneamente, i clienti sono in una gabbia.
Anche sulle tariffe nascoste gli esempi si sprecano: chiamate a zero € al minuto, e scritto in piccolo uno scatto alla risposta che ti costringe a ipotecare la casa (la finezza di questa offerta è veramente apprezzabile). Tariffa mensile molto vantaggiosa, ma che poi si scopre durare solo per 6 mesi sui 24 totali di vincolo contrattuale. O, ancora, pacchetto 24 mesi con telefono a 20 €/mese e zero € di attivazione, ma con scritto sotto in piccolo che ne dovrai pagare 150 come rata finale.
Questo dovrebbe già bastare, ma c’è una cosa che trovo veramente impossibile da digerire: la penalizzazione della base clienti esistente di un operatore rispetto ai nuovi. Hai avuto una tariffa per 3 anni e adesso che sono scaduti i vincoli vuoi aggiornarla, perchè in media sul mercato con gli stessi soldi puoi avere di più? L’aggiornamento ad un piano che il tuo stesso operatore offre con attivazione gratuita ai nuovi clienti a te invece può costare anche 5/6 mensilità: ed è così, punto.
In Italia c’è un mercato che costringe i clienti al turnover continuo: vengono ignorate le richieste e le insoddisfazioni dei già clienti e si investe solo sui nuovi. Ci sarà sempre un potenziale “nuovo” cliente da portare a bordo che sarà insoddisfatto del suo precedente operatore, e così la ruota continua a girare.
Per fare un esempio di cosa c’è oltre le Alpi, in Inghilterra piani ricaricabili non esistono (esistono in realtà, ma sono talmente costosi che hanno senso solo se usate il cellulare tre minuti al mese), e anche se volete solo una SIM, serve un abbonamento di 12 o 24 mesi. Passati questi 12/24 mesi però, si è totalmente liberi di scegliere una qualunque offerta dello stesso operatore, pagandola al massimo come la pagherebbe un nuovo cliente e senza costi legati al cambio. Si, avete letto bene: al massimo, perchè molto spesso la vostra fedeltà sarà premiata e avrete accesso allo stesso pacchetto, ad un costo inferiore.
Ecco la #Rivoluzioneiliad: il nuovo operatore si propone di ribaltare tutto questo. La loro offerta è chiara, leggibile, facile da capire. Le procedure tutte automatizzate e semplici, il servizio clienti veloce e incredibilmente cordiale. Come se non bastasse, poco dopo il lancio qualcuno ha notato che una postilla nel contratto dava a iliad la possibilità di cambiare l’offerta, facendo traballare il “per sempre” con cui era pubblicizzata.
Sapete come questa ha reagito? Ha rivisto il contratto, togliendo l’ambiguità.
Il “se” è d’obbligo in quanto esiste da due mesi, ma se iliad dimostrerà di poter sostenere un business con queste premesse e questi principi, allora a tutti gli altri non resterà che adattarsi.