Censimento Online: una odissea.
Avendo un pò di tempo a disposizione (cosa già di per sè incredibile), mi sono messo a compilare il Questionario OnLine del Censimento 2011. Si, quello cartaceo l’ho ricevuto, ma a causa di un madornale errore di compilazione avrei dovuto chiederne una nuova copia e ho deciso, per semplicità, di compilarlo online.
Provo ad accedere al sito, inserisco codice fiscale e password e premo il tasto per iniziare la compilazione, ma dopo 60 secondi di caricamento… Un bell’HTTP 503.
A dire il vero, ero già pronto ad una situazione simile. Ieri ho aperto il sito, ho letto due cose e poi ho fatto un controllo veloce (inclinazione professionale): nessuna traccia di load balancer o di sistemi di caching. Era prevedibile quindi che tutto sarebbe stato inutilizzabile durante il picco di richieste, che sarebbe avvenuto, sempre ad occhio, per oggi, giorno del lancio ufficiale.
Insomma, sito lentissimo o down: impossibile compilare il questionario, per ora. Ok, mi rassegno, smetto di riprovare, ci penserò nei prossimi giorni. Ma non è la prima volta che succede una cosa simile (anzi, potrei dire che è successa ogni volta in cui ho avuto bisogno di usare un sito legato alla Pubblica Amministrazione), e sinceramente sono abbastanza stanco di questo.
A memoria:
- Elezioni 2011: inizia lo scrutinio e il sito su cui vengono pubblicati i risultati inizia a caricare in modo lentissimo, e a tratti cade. Tutto questo aggiunto al ridicolo sistema di “load balancing manuale” studiato per l’occasione (probabilmente per supplire al ridicolo down delle Elezioni 2008).
- Pubblicazione Commissioni Maturità 2011: sito web inutilizzabile per 24 ore, con continui errori e timeout.
Per dirla in altre parole, siti che, quando servono, sono inutilizzabili. Completamente, inutilizzabili. Con una aggravante: tutti, a maggior ragione chi se ne occupa, sapevano benissimo quando sarebbero serviti.
Noi che lavoriamo in questo settore sappiamo che una adeguata, perfetta previsione del carico di lavoro è la base per la messa online di una struttura simile.
Noi che lavoriamo in questo settore, sappiamo che le soluzioni per reggere il forte carico di un sistema che probabilmente non necessita neanche di un DB centralizzato, se non per qualche elemento*, non sono poi così complesse.
Noi che lavoriamo in questo settore sappiamo che c’è la possibilità di avere n-mila server e di pagarli solo per il tempo in cui li si è usati. Sappiamo anche che questo ABBATTE i costi, e apre la strada a soluzioni prima impensabili.
Soprattutto, noi che lavoriamo in questo settore sappiamo che un errore in uno qualunque di questi punti vuol dire una sola cosa: contratto stracciato da parte del cliente, eventuali penali da pagare e reputazione praticamente rovinata (ci si vende per “persona che ti da una piattaforma stabile per il tuo grosso sito” e poi cade tutto?).
Alla luce di ciò mi chiedo: non è ora di far saltare qualche appalto per la gestione di strutture informatiche, visto che ci sono in giro sistemisti che non ne sbagliano una da anni e ogni volta ci mettono faccia e reputazione?
—
* Ovviamente, non so come siano stati studiati i database. Ma, con davanti agli occhi i fogli del questionario, posso dire che non c’è alcuna necessità di salvarli in tempo reale tutti nello stesso database, tutti i server devono poter accedere solo ad una tabella che impedisca la doppia compilazione del questionario. Il resto, può essere separato e riunito solo su necessità.
3 thoughts on “Censimento Online: una odissea.”
Ovviamente non sai come vanno le cose nel pubblico: il problema è che da anninom si punta più sulla qualità ma solo sulle cazzate. Brunetta insegna!
Non ci vuole molto? E invece si, visto che i sistemisti sono tutti precari, senza un soldo e senza potere decisionale dal punto di vista tecnico (sempre che, per risparmiare) non facciano parte di una coperativa o addirittura non esistano, ma esista solo un dirigente che non capisce un tubo dal punto di vista tecnico, ma che appalta a chi costa meno.. Solo il prezzo iniziale si guarda, non la qualità o il prezzo finale.. Mai.
Ogni giorno dobbiamo lottare perché il nostro server di posta rimanga un fiore all’occhiello del nostro gruppo di lavoro invece di vederlo spento e la posta del mio ateneo data in mano a google o peggio ancora a live (ms), e così le altre mille cose che da noi funzionano meglio internalizzate che date in gestione ad un privato, come i nostri dirigenti vorrebbero.
L’odissea non è solo quella dei clienti, è soprattutto quella di quei centinaia di migliaia di ottimi tecnici che oggi viene bistrattato perché non conta il parere di un esperto, fintantoché il sito dato in appalto non va in crash.
Io ho fatto le mie considerazioni su una semplice e ovvia base: i costi. Sappiamo che Telecom ha scoperto le macchine virtuali sei mesi fa, non mi risulta quindi difficile immaginare che il sistema non sia stato a dovere dimensionato perche’ non si volevan spendere 4/500mila euro in macchine che sarebberpo servite si e no per 48 ore.
Problema: su Amazon AWS, per la stessa potenza di calcolo, si sarebbero spesi 2/3mila euro.
Per non parlare di SurveyMokey, suvvia, lo usano le aziende per immensi sondaggi, perche’ non farci su un censimento? Invece che tutta la struttura si sarebbe solo dovuto progettare un sistema per recuperare da API i dati e processarli.
Insomma, e’ stato sicuramente un problema di costi, legato pero’ alla obsolescenza dei mezzi di Telecom.
E alla fine chi ha speso di piu’? Noi.
Non ho mai lavorato nel pubblico, so che nel privato i problemi di manager che comandano e non lasciano parlare non esistono, ci si ammazza sempre per ottenere la soluzione migliore.
Una piccola aggiunta, che mettero’ nell’articolo/update domani o dopodomani: l’esperienza mi insegna che se c’e’ stato un picco di 500mila contemporanei ALMENO (e dico almeno perche’ moltiplicare per dieci e’ proprio poco) nelle 24ore ci son stati 5 milioni di unici. Ora, volete farmi credere che UN QUARTO delle persone che dovevano compilare il questionario ha deciso di farlo ONLINE e IERI?
Ma per favore. Telecom ha raccontato palle…